A cura di Roberta Manca
La scuola, condivide con la famiglia un importante ruolo educativo, incarnando nel suo essere il principio materno con l’accoglienza e la comprensione e quello paterno con la norma e la regola.
Questa organizzazione sociale è per il giovane un ambiente “di prova” nel quale il ragazzo sperimenta e, solitamente, compie le prime trasgressioni, funzionali anche alla comprensione delle regole sociali.
È nella scuola, inoltre, che il ragazzo dovrebbe trovare le giuste sinergie per il suo processo evolutivo.
Nel processo di affiliazione dei ragazzi adottati il contesto scolastico riveste un ruolo decisivo, agevolando in modo determinante la buona riuscita del processo adottivo.
È necessario, pertanto, che la scuola diventi sempre più preparata sul tema “adozione”, distogliendo l’attenzione da generalizzazione e sottovalutazioni.
I ragazzi che hanno subito esperienze affettive deludenti sviluppano solitamente diffidenza e chiusura ed è importante che il docente com-prenda il vissuto, che si prepari per ascoltare la difficoltà con empatia e accettazione, accentando le storie, ed eventualmente co-lavorando con la famiglia adottiva sulla costruzione di queste.
È necessario avere competenze oltre che teoriche anche relazionali, capaci di garantire quella “necessaria accoglienza”, che si configura come uno strumento preventivo rispetto ai successivi percorsi formativi.
Per favorire l’apprendimento, inoltre, è necessario che l’ambiente formativo sia prevedibile e sereno.
L’adozione generalmente scatena fantasmi di abbandono e pre-giudizi potenzialmente capaci di inquinare nell’educatore la visione del bambino e della sua storia, alimentando letture errate di comportamenti.
Tale situazione diventa ancora più rilevante con l’entrata nell’adolescenza dove al ragazzo viene chiesto qualcosa di più: allontanarsi dalla famiglia e rivolgersi verso nuovi vincoli extra-famigliari.
Il ragazzo adottato oltre ad avere il bisogno di due figure genitoriali “sufficientemente buone” ha il bisogno di creare una immagine di sé positiva, sperimentando nel contesto di appartenenza affetto e fiducia.
Tale condizione lo potrà sostenere nel raggiungimento di un buon livello di adattamento sociale.
Questo dovrebbe essere l’obiettivo dell’educatore: promuovere la personalità del bambino e del ragazzo favorendo una elaborazione del passato e una visione ottimistica realistica del futuro.
Per i ragazzi avere nel contesto sociale la presenza di figure adulte significative nutrienti, diverse dai genitori, e una rete sociale di supporto, rappresenta la possibilità di contrastare eventuali situazioni di disagio (fattori di rischio), preservando l’equilibrio psicofisico.
Sarebbe auspicabile creare nella scuola un anello di congiunzione tra i ragazzi e le loro famiglie, al fine di poter condividere significati e strategie comuni rivolti al superamento delle differenze e dei preconcetti che, ancora oggi, vengono rivolti al mondo adottivo.
In questa ottica sono state promosse dal MIUR le Linee guida che invitano le Scuole a nominare una figura di riferimento, con l’obiettivo di creare un saldo ponte relazionale tra i diversi soggetti interessati e nuovi progetti specifici.
Psicologa, Psicoterapeuta in formazione presso la Scuola di Specializzazione ASPIC. Specializzata in dinamiche di coppia e nel sostegno genitoriale, è esperta nei temi inerenti l’infertilità, l’adozione e la procreazione medicalmente assistita. Da diversi anni conduce gruppi di empowerment al femminile e di drammaterapia. Si occupa, inoltre, della dipendenza da Internet, ritiro sociale e cyberbullismo. Afferisce al Centro d'Ascolto Psicologico (C.A.P.) Gratuito di ASPIC PSICOLOGIA.
Per partecipare ai gruppi di lavoro o per poter usufruire dei servizi dell'Associazione è possibile scrivere a [email protected] oppure chiamare il numero 3274619868.
Pubblicato il 06/02/2017 alle ore 06:35
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