a cura di Roberta Manca
Avere un figlio è qualcosa che viene dato per scontato fin dall’infanzia. In ognuno di noi alberga l’intima convinzione di essere in grado di continuare il ciclo della vita, di portare a termine un passaggio esistenziale. Quando il concepimento non si verifica, magari dopo molti tentativi, la variabile imprevista dell’infertilità coinvolge su diversi piani esistenziali, sia l’individuo che la coppia, dando vita ad serie di reazioni psicologiche che possono influenzare lo stato d’animo dell’individuo e della coppia. L’evento infertilità può invalidare la sfera della comunicazione, esacerbare o riattivare conflitti ormai sopiti e inficiare la vita sessuale (Menning,1975).
Nel momento in cui si decide di avere un figlio e, mese dopo mese, non si riesce a realizzare questo desiderio, l’illusione, la speranza e l’ottimismo si alternano alla delusione e al dolore. L’insuccesso riproduttivo apre le porte ad esperienze stressanti capaci di minare la stabilità individuale, di coppia e sociale (Valoriani, 2011).
La perdita di un progetto condiviso di vita che non si realizza può mettere a dura prova la vita amorosa e sessuale della coppia. E’ un evento paranormativo nel ciclo vitale familiare che necessita di un processo di riassestamento che può durare anche diversi anni; una avversità traumatica che, per essere gestita, impone risorse e potenziali nuovi, capaci di far fronte ai particolari compiti evolutivi superiori che l’accompagnano.
Se la donna fin da piccola ha immaginato la pienezza della sua identità femminile nella realizzazione di una gravidanza, quando si sente pronta a diventare madre e non riesce a realizzare il suo progetto procreativo e di fronte a una diagnosi di infertilità, si sentirà annientata. Se l’espressione di se stessi è legata alla procreazione, avere figli diventa il luogo privilegiato per potere esprimere il proprio senso di Sé.
Far fronte all’infertilità significa avere a che fare con qualcosa di inatteso, un “fulmine a ciel sereno”, una situazione estranea che coinvolge non solo il corpo, ma anche la psiche, dando spazio a vissuti di stress, angoscia, senso di inadeguatezza di perdita.
Le moderne procedure di procreazione medicalmente assistita (PMA) possono rappresentare una possibile soluzione nel cammino verso la ricerca del figlio. Ricorrere alla tecnologia riproduttiva richiede però un caro costo in termini di risorse emotive, accompagnato da un dolore emotivo che può rimanere una costante di vita.
La coppia del viaggio in-fertile?
Quando viene effettuata una diagnosi di infertilità, spesso accade che la coppia impegni anni della propria vita alla ricerca del figlio tanto atteso. Ogni nuovo ciclo di trattamento di PMA è paragonabile ad un viaggio emotivo nelle montagne russe, nelle quali repentine salite e discese ripide si susseguono in curve paraboliche, dando vita ad una giostra mentale ricca di oscillazioni emotive e umorali.
Illusioni e delusioni si alternano, lasciando spesso un vuoto da colmare. Il naturale atto dell’ovulazione apre le porte ad una strada ricca di ansia e inquietudine. Un risultato sfavorevole travolge e stravolge, è può dare vita a depressione, disfunzioni sessuali e problema relazionali, rendendo necessario un intervento piscologico (Santa-Cruz Coelho, Chamorro Barranco, 2018).
Depositare totalmente nelle mani della medicina la soluzione del problema può aprire ad una condizione psicologicamente precaria. Ogni insuccesso suscita conseguenze psicologiche individuali e sociali molti forti.
E’ importante che la coppia sia accompagnata da una consapevolezza “realistica” della situazione, nella quale l’unica certezza è il percorso, che può o non può trovare una soluzione al desiderio irrealizzato di avere un figlio (Visigalli, 2015).
Gli effetti dell’infertilità sulla sessualità dipendono da molte variabili: la durata dell’infertilità, le procedure diagnostiche e il loro impatto, l’attribuzione maschile o femminile delle causa, la natura della diagnosi e la prognosi (Scatoletti, 1996).
Gli studi sull’argomento sono contraddittori.
Alcune ricerche evidenziano che la qualità dell’attività sessuale e il piacere dell’intimità sessuale non cambiano (Fagan,1986).
Altri studi, invece, riscontrano che la vita sessuale della coppia e la sfera della sessualità vengano deteriorate (Testa,Graziottin, 2006) fino ad arrivare ad una vero e proprio “sciopero del piacere” (Auhagen,1993, pag.53) una marcata diminuzione del desiderio che accompagna la coppia verso una sessualità priva di coinvolgimento, fantasia ed intimità.
Fin dall’inizio delle indagini diagnostiche, alla coppia vengono date indicazioni per aumentare la probabilità di concepire, programmando il sesso principalmente nella fase ovulatoria del ciclo.
La sessualità al servizio della funzione riproduttiva si immiserisce, perde la sua dimensione di gioco. Diventa un compito prescritto, un dovere coatto al quale dover necessariamente adempiere: il corpo un contenitore di ovociti e un fornitore di spermatozoi. Due corpi che non fanno più l’amore, ma che devono incontrarsi per “concepire esclusivamente un figlio”.
Spesso le difficoltà procreative sono la conseguenza di una sessualità “prescritta”, metodica e priva di entusiasmo. Sentirsi desiderato sessualmente dall’altro esclusivamente quando la probabilità di concepimento è più alta innesca nella coppia un calo del desiderio e la sessualità può diventare addirittura un’arma punitiva per esprimere al partner il proprio disaccordo (Visigalli, 2015).
Dopo la diagnosi di infertilità si assiste spesso ad una diminuzione la frequenza dei rapporti e del piacere percepito (Carter et al., 2011).
La disfunzione sessuale che si verifica più frequentemente è la comparsa del disturbo del desiderio ipoattivo e, in misura minore, del dolore coitale e del disturbo dell’orgasmo (Moro et.al., 2003). Inoltre, possono comparire nel mondo maschile eiaculazione precoce, disturbi dell’erezione e dispareunia, anorgasmia nel mondo femminile.
In una ricerca svolta da Berger (1980) rivolta alla diagnosi di azoospermia, è stato dimostrato che la disfunzione sessuale e’ correlata alla reazione emotiva successiva alla diagnosi: sono state intervistate 13 coppie dopo una diagnosi di sterilità. Su questo campione il 63% degli uomini riferiva un periodo di impotenza conseguente alla diagnosi; l'87% delle donne aveva sperimentato rabbia nei confronti del partner (Berger,1980).
Le coppie che si sottopongono ad un trattamento di fecondazione in vitro possono quindi essere sessualmente disfunzionali sia a causa di un fattore eziologico nella loro infertilità, sia perché hanno una diminuzione della soddisfazione sessuale come reazione al precedente trattamento di infertilità.
La scarsa frequenza dei rapporti sessuali può contribuire al mantenimento dell’infertilità e può condurre la coppia ad immaginare un concepimento senza sesso, grazie alla procreazione medicalmente assista (Fagan, 1986).
E’ importante che la coppia ricordi sempre che la sessualità è una dimensione importante della propria vita amorosa e che può essere vissuta anche sganciata dalla procreazione.
Riscoprire la dimensione ludica apre le porte ad un erotismo ricco di piacere emotivo e fisico. Ascoltarsi e ascoltare l’Altro, comprendendo i bisogni e le paure, sono gli ingredienti principali per ri-trovarsi, a prescindere dalle prescrizioni mediche.
Quando è necessario astenersi dai rapporti coitali è possibile scoprire altre forme di intimità, altrettanto soddisfacenti.
Per combattere la monotonia dei rapporti programmati è possibile aiutarsi creando un ambiente ancora più piacevole, apportando anche qualche modifica alle solite abitudini. Ritagliarsi dei momenti unici da trascorre insieme rafforza l’equilibrio di coppia e la complicità: un week-end romantico potrebbe, ad esempio, rendere tutto più interessante.
Prendersi cura di sé, del proprio corpo e non lasciarsi andare è prioritario, anche perché questo significa mantenere vivo il fuoco del desiderio (Visigalli, 2011).
Roberta Manca. Psicologa, Psicoterapeuta formata presso la Scuola di Specializzazione ASPIC, Counselor per l’Età Evolutiva. Ha partecipato al Master in Sessuologia Clinica e al Master per la Consulenza di Coppia. Specializzata in dinamiche di coppia e nel sostegno genitoriale, è esperta nei temi inerenti l’infertilità, la procreazione medicalmente assistita e l’adozione, si occupa di sostegno alla genitorialità biologica e adottiva. Terapeuta EMDR per l'elaborazione delle esperienze traumatiche (applicata alla diagnosi di infertilità e di sterilità, all'aborto e per il sostegno nei trattamenti di PMA). Formata a Barcellona oggi collabora con il Centro di procreazione assistita IVI di Roma. E' coreferente del Centro di Ascolto Psicologico P.M.A. Conduce presso l'ASPIC, con Elisabetta Gallotta e Francesca Pronti il seminario intensivo sul tema "Fertilità, Infertilità e Procreazione".
Per partecipare ai gruppi di lavoro o per poter usufruire dei servizi dell'Associazione è possibile scrivere a [email protected] oppure chiamare il numero 3274619868.
Pubblicato il 18/09/2019 alle ore 12:28
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