a cura di Valeria Ciciotti, Psicologia, Psicoterapeuta, Operatore del C.A.P. Centro d'Ascolto Psicologico - Aspic Psicologia
Durante il corso della vita ci si prepara per sostenere tante prove: scuola, esami, abilitazioni, corsi; ci abilitiamo in vari modi, studiando e facendo pratica per imparare ad occuparci delle nostre professioni al meglio.
Ci prepariamo prima all’acquisto di una casa, andando in giro per agenzie immobiliari, valutando i pro e i contro di ogni offerta, facendo la stessa cosa più o meno per tutto ciò che di importante acquistiamo; ci prepariamo a volte per affrontare una vita a due, quindi frequentando magari corsi pre-matrimoniali, eppure, quando si tratta di nascite, quindi di prepararci ad accogliere una nuova vita, sembra che vada per la maggiore affidarsi al caso, alla natura, all’amica che ha già avuto tre figli, alle dicerie dei familiari, alle consuetudini e così discorrendo.
Come mai si tende ad affidare ad altri (medici, ginecologi, conoscenti) il sapere più profondo che è quello della consapevolezza della propria storia e quindi di quelle che saranno le future “modalità di essere genitore”?
Come mai a volte i neo-genitori preferiscono scelte che non sono scelte, quindi non si incamminano verso “vere scelte informate”?
La nascita è la matrice della vita, eppure capita di sovente di programmare solo le cose da comprare, le tutine, le scarpette, i seggiolini, come se fossero i “materiali” che avremo intorno ad assicurarci buone competenze genitoriali.
Quando la gravidanza è serena, desiderata, “arrivata in tempi brevi” e nessuna problematica si intravede all’orizzonte si tende a volte ad informarsi poco e a muoversi secondo linee e modelli prestabiliti: “Vado da quel ginecologo perché ci vanno tutti, partorirò in quel contesto perché è così che si fa e perché è comodo” e via discorrendo.
Ancor di più bisognerebbe documentarsi quando la realtà è tutta un’altra, quando magari la tanto attesa gravidanza non arriva o quando l’esperienza del lutto ha toccato prematuramente la donna e-o la coppia.
In tutti i casi comunque l’attesa di un figlio mette tutti noi che ne facciamo esperienza (così come anche tutti coloro che scelgono di non farne esperienza o non possono) davanti a possibili inciampi, a momenti di fragilità, preoccupazioni e timori sin dal momento in cui si viene a sapere di attendere un bimbo, spesso anche molto prima di un “test positivo”.
Ecco, la parolina magica: la comodità.
La rassicurante zona di comfort.
O forse anche una scarsa motivazione alla crescita personale, una non sufficiente spinta all’autorealizzazione o forse ancora una scarsa stima in se stessi e una bassa convinzione di potercela fare mettendosi alla prova con nuove sfide.
Cosa possiamo fare invece per rendere la nostra gravidanza, la nascita di nostro figlio e di noi come genitori una “questione di consapevolezza”?
Che poi le donne debbano rinunciare al controllo e all’onnipotenza (forse anche un po’ al vittimismo)…questa è un’altra storia!
A voi, cosa altro viene in mente che si può fare per andare incontro al bambino che sta per arrivare?
Sarò felice di accogliere le Vostre storie e testimonianze ed eventualmente di rispondere a vostri dubbi e a vostre curiosità!
Vi lascio i titoli di alcuni (la lista è molto più lunga) dei libri che io ho amato leggere per preparare questo articolo e per prepararmi alla mia nascita da Mamma e alla nascita del bambino che con gioia porto dentro di me!
“Se tutte le donne fossero consapevoli del loro potenziale nel giro di cinquant’annitutta l’umanità potrebbe essere rinovata” O. M. Aivanhov
Pubblicato il 24/12/2020 alle ore 14:46
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