A cura di Florinda Barbuto
Questa è una delle domande fondamentali che apre uno spartiacque tra coloro che ne sentono da subito il bisogno e altri che pensano di non averne assolutamente bisogno, di potercela fare da soli.
Stiamo assistendo ininterrottamente, da oramai diversi giorni, al tragico e drammatico evento della nave “Concordia” che ha squarciato in modo irruente le nostre emozioni, sensazioni e pensieri.
A volte è incontrollabile e ingestibile la sensazione che tutto questo non abbia fine e soprattutto che non abbia senso per coloro che sono stati coinvolti a vari livelli. Questo è quello che succede a noi spettatori schermati dietro il monitor della televisione o della radio.
Cosa realmente stanno vivendo in queste drammatiche ore quella persone? Di certo un forte stress dettato da tanti e diversi fattori soggettivi: passare in modo brusco ed inaspettato da una situazione di assoluto relax, spensieratezza e divertimento ad una situazione di forte paura, spavento, panico, blocco; da una situazione confortevole, ben organizzata e strutturata a una situazione in cui non c’è nessuna bussola di riferimento e orientamento; da una situazione in compagnia tra amici, parenti e cari ad una situazione in cui si è assolutamente soli con se stessi, in assoluta solitudine......
Ore di impazzimento, frenesia, attesa, sgomento, impotenza, frustrazione, rabbia, tristezza, dolore, angoscia, .....che fare? È possibile che non ci sia una via d'uscita a questo stress prolungato?
Rimanere isolati, in disparte, se da una parte è la condizione voluta perché non si ha voglia di vedere e ascoltare nessuno, dall’altra non aiuta a venirne fuori nonostante si senta forte il desiderio di fare qualcosa per se stessi e per gli altri per uscire dall’incubo che si è vissuto e che, ancora oggi, si continua a vivere giorno dopo giorno.
È necessario per questo avere qualcuno accanto, qualcuno competente che è in grado di ascoltare, comprendere, sostenere e....aiutare.
Il supporto psico-sociale è la vera forza che contribuisce al sollevamento e alla ripresa, il prima possibile, alla gestione quotidiana e quindi al ritorno ad una condizione di “normalità” prima dell’intromissione dell’evento traumatico accaduto.
I principali obiettivi sono quelli di contenere il disagio psicologico e offrire un supporto e contenimento sul piano affettivo-emozionale alle persone coinvolte nel disastro a vari livelli: superstiti passeggeri, team dell’equipaggio, familiari, parenti, amici, conoscenti, ecc., e il personale impegnato nelle operazioni di soccorso e di assistenza (Vittime di I, II e III grado). La finalità ultima è quella di diminuire le probabilità che possano verificarsi, come conseguenza dell’evento stesso, disturbi a lungo termine quali, ad esempio, il disturbo post-traumatico da stress, il disturbo acuto da stress e il disturbo d’ansia generalizzato.
Le attività dell’équipe psicosociale è orientata a rispondere prontamente e prioritariamente ai bisogni di tutti coloro che sono stati coinvolti: anziani, bambini e adulti che manifestano un disagio
significativo. La vicinanza emotiva attraverso la condivisione, l’ascolto, l’empatia, aiutano incisivamente ad elaborare e a superare il trauma vissuto per poter un giorno accettare tutto ciò che si è vissuto come parte integrante della propria esperienza individuale e personale per riprendere così in mano la propria vita in modo positivo e propositivo.
Per fare questo è necessario poter usufruire di uno spazio adeguato di accoglienza, confidenza e libera espressione basato sull’ascolto, rispetto, fiducia e accettazione incondizionata.
Ciò è possibile grazie al contributo e all’aiuto di figure professionali preparate che possiedono specifiche competenze e un’adeguata preparazione e formazione nel settore per essere veramente in grado di saper gestire e affrontare insieme alle persone coinvolte questo difficile e delicato momento.
Pubblicato il 20/01/2012 alle ore 14:24
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