A cura di Andrea Bonano
Se ci troviamo esposti ad uno stimolo pericoloso il nostro organismo è "programmato" per rispondere con un'emozione forte quanto chiara: la paura.
Si tratta di una reazione normale, è la situazione a non essere normale.
Come ci comportiamo quando abbiamo paura?
Possiamo cercare la fuga, l'attacco (non sempre possibile) o possiamo immobilizzarci. Quest'ultima reazione può spaventarci, perché ci impedisce di metterci al sicuro. Eppure anche questa è una reazione normale. Anche la fuga può metterci in pericolo.
È fondamentale conoscere le azioni corrette da compiere durante la scossa di terremoto, questo ci permette di gestire sia il nostro comportamento che le emozioni.
Dopo può rimanere un altro tipo di paura, la paura che viene da dentro, che non è legata ad uno stimolo esterno, ma è legata ad uno stimolo che immaginiamo.
Accanto alla paura possiamo provare: rabbia, tristezza, vergogna, senso di colpa, ricordi e immagini che vorremmo dimenticare e che continuano a tornare alla mente.
Queste emozioni possono essere accompagnate anche da sintomi fisici: spossatezza, mal di testa, dolori alla schiena, al collo, disordini gastrointestinali, senso di nausea, difficoltà di respiro, affanno, vertigini, palpitazioni, insonnia, difficoltà a dormire, mancanza di desiderio sessuale.
Le emozioni, i pensieri, le reazioni fisiche, che seguono un evento drammatico sono reazioni normali.
Nelle settimane successive all'evento è normale che ci siano.
È importante sapere come affrontarle per poterle superare.
Come possiamo gestire queste reazioni?
La prima strategia è quella di condividere, non chiudersi in se stessi, parlare con gli altri.
Non aspettarsi che queste reazioni svaniscano velocemente, può volerci un po' di tempo (fino a qualche mese).
Permettervi di parlarne vuol dire anche essere aperti ad ascoltare gli altri. Soprattutto i bambini, ascoltare le loro reazioni, lasciarli parlare delle paure, accogliere questi sentimenti. Se questo ci sembra difficile, cerchiamo un aiuto da parte di chi è preparato professionalmente a farlo. Anche lasciare che il bambino esprima le paure attraverso il gioco e il disegno può essere uno modo per permettergli di rielaborare le paure vissute, impedirgli di riproporre la situazione vissuta giocando o disegnandola, cercando di distrarlo con la televisione o i giochi elettronici può essere contro-producente.
Un'altra importante strategia è quella di attivarsi: aiutare gli altri è un enorme aiuto anche per se stessi. Creare circoli virtuosi, mettere in pratica la solidarietà.
L'apertura non è solo emotiva è anche fattuale, concreta.
Ciò che va assolutamente evitato è il ricorso a facili soluzioni come l'alcool o le droghe. Riguardo ai farmaci - per la gestione degli stati emotivi - è fondamentale che siano stati prescritti da un medico. Non ricorrere all'auto-medicazione.
Psicologa, Psicoterapeuta in formazione presso la Scuola di Specializzazione ASPIC. È stata per circa 8 anni docente esterna presso il Ministero dell’Interno – Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Oggi è formatrice presso ASPIC Roma, dove è parte del Coordinamento didattico del Master in "Gestione della Crisi e Counseling in Emergenza". Referente dell'Equipe ASPIC Emergenza e Coordinatrice dei volontari impegnati nel Supporto Psicosociale rivolto alle vittime del Sisma del Centro Italia del 2016. Afferisce al Centro d'Ascolto Psicologico (C.A.P.) Gratuito di ASPIC PSICOLOGIA.
Pubblicato il 29/01/2017 alle ore 15:19
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