a cura di Angela Santoro
Negli ultimi mesi sono sempre più frequenti notizie su episodi legati alla scuola italiana, i titoli dei periodici mettono in evidenza una situazione allarmante.
Leggiamo di piccoli bulli, ma anche di genitori che li proteggono e che non fanno altro che accanirsi contro i docenti. Gli episodi raccontanti vedono coinvolti insegnanti di varie zone d’Italia.
In quest'articolo cercheremo di analizzare il comportamento violento dei ragazzi mettendo in evidenza il costrutto banduriano di disimpegno morale per poter spiegare, almeno, in parte questi episodi.
Ma cosa sta succedendo nelle scuole italiane? Cercheremo di analizzare gli episodi accaduti considerando il meccanismo di disimpegno morale proposto dallo psicologo canadese Bandura. Nel 1986, il celebre psicologo, menziona questo costrutto all’interno della Teoria social cognitiva e inquadra l’azione morale all’interno di una prospettiva integrata.
Alla base dei comportamenti di questi studenti si potrebbero identificare strategie cognitive volte a giustificare atteggiamenti aggressivi e moralmente inaccettabili, strategie definite da Bandura, come meccanismi di disimpegno morale. Secondo Bandura, questi meccanismi fungono da inibitori del controllo morale sul comportamento di tipo aggressivo, e alcuni di questi sarebbero condannabili se non facessimo un confronto con azioni definite più riprovevoli. Il concetto di disimpegno morale consiste quindi nell’insieme dei dispositivi cognitivi interni all’individuo, socialmente appresi, che lo liberano dai sentimenti di autocolpevolizzazione, nel momento in cui non vengono rispettate le norme (Gulotta e Curci, 2010, p. 538).
La presenza di questo “dispositivo” permetterebbe alla persona di disimpegnarsi in maniera temporale a livello morale, senza sperimentare senso di colpa.
L’Autore sostiene che questi meccanismi operano a vari livelli:
I ragazzi che fanno prepotenze presentano livelli alti di disimpegno morale e una scarsa autoefficacia personale. Si tratta di ragazzi che tendono a deresponsabilizzarsi rispetto al loro comportamento o comunque a delegittimarsi. Il più delle volte agiscono in gruppo; in questo modo, oltre a essere più difficile per loro essere individuati singolarmente, riescono a ottenere il supporto del gruppo che rinforza il loro comportamento (Ardone e Baldry, 2003 p.73).
La cosa che possiamo comunque affermare con certezza è che siamo davanti ad una crisi della scuola italiana, dove sono in crisi non solo i valori di un’intera generazione, ma anche quella di un intero sistema famigliare ed educativo che non fa altro che giustificare i propri figli e le proprie azioni.
Angela Santoro. classe 1984, psicologa del benessere nel corso di vita presso la Sapienza di Roma e abilitata all’esercizio della professione, sta svolgendo attualmente una specializzazione sui Disturbi specifici dell’apprendimento. Dopo aver conseguito la laurea ha iniziato ad occuparsi di progetti nell’ambito sociale ed educativo. Da vari anni risiede in SudAmerica dove ha lavorato per Ong locali, svolgendo varie attività come progettista, fundraiser, formatrice di gruppi tecnici e psicologa di comunità.
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Pubblicato il 28/03/2018 alle ore 13:22
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