Si è diffusa recentemente una notizia negativa per gli italiani, da sempre grandi consumatori di caffè. Sembra che alla Durham University abbiano scoperto che assumere troppi caffè aumenti la possibilità di avere allucinazioni.
La notizia è scorretta. L’allarmismo ha preso piede da una cattiva interpretazione dei risultati di una ricerca di Simon Jones e Charles Fernyhough, pubblicata sull’ultimo numero della rivista Personality and Individual Differences.
Lo studio di Jones e Fernyhough è basato su un modello diatesi-stress delle psicosi, secondo cui, a partire da una predisposizione individuale, i vissuti stressanti possono innescare meccanismi psicotici. Il mezzo biologico di questo processo sarebbe il cortisolo, rilasciato dal corpo in risposta agli eventi stressanti. In questo modo, quindi, il cortisolo giocherebbe un ruolo importante nella genesi delle esperienze psicotiche.
E’ stato dimostrato che la caffeina è in grado di aumentare la produzione di cortisolo in risposta ad un evento stressante. Jones e Fernyhough si sono chiesti, quindi, se, a parità di livelli di stress, il maggiore apporto di caffeina sia associato a una maggiore propensione a sperimentare allucinazioni e ideazioni persecutorie.
L’apporto di caffeina, i livelli di stress, la propensione ad avere allucinazioni e ideazioni persecutorie sono state indagate attraverso questionari di autovalutazione con un campione non-clinico di 219 studenti universitari.
L’apporto di caffeina è risultato correlare positivamente con i livelli di stress e con le allucinazioni, ma non con le ideazioni persecutorie.
Anche se l’assunzione di caffeina correla con l’esperire delle allucinazioni, non vuol dire che la caffeina causi le allucinazioni. La correlazione positiva stabilisce semplicemente che all’aumentare (o al diminuire) di X, aumenta (o diminuisce) anche Y. Quale sia l’evento causa tra X e Y, non è dato saperlo. Ad esempio la causa potrebbe anche essere un evento Z, non preso in considerazione dalla ricerca, ma in grado di influenzare contemporaneamente sia X che Y.
Lo studio ha anche altri limiti che gli stessi autori prendono in considerazione: un campione relativamente piccolo, non rappresentativo della popolazione e una misurazione autovalutata (di cui quindi non si conosce l’accuratezza).
I risultati di Jones e Fernyhough sono un buon punto di partenza per future ricerche che vadano ad indagare la connessione tra caffeina, cortisolo e manifestazione psicotiche. Gli autori suggeriscono di verificare se la relazione da loro individuata tra consumo di caffeina e propensione alle allucinazioni sia di tipo causale. Inoltre, è da spiegare il perché aumenti solo la propensione alle allucinazioni e non l’ideazione persecutoria.
Pubblicato il 02/02/2009 alle ore 07:00
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