Nel corso degli ultimi decenni, il ruolo del padre all’interno del sistema familiare ha subito una notevole evoluzione. Oggi gli uomini sembrano dedicarsi con entusiasmo alla paternità, facendosi carico di parte dei compiti di accudimento, storicamente riservati alle donne, e interessandosi attivamente ai propri figli e al rapporto con loro.
In passato, il padre, generalmente, era considerato un elemento affettivamente “periferico” nel sistema familiare, in quanto il suo compito era quello di sostenere economicamente la moglie e i figli e di dettare e far rispettare le regole. La madre, di contro, si occupava dell’accudimento dei bambini e regolava la vita emotiva della famiglia. Anche se papà e mamma sono entrambi genitori, si è sempre parlato di istinto materno e mai di “istinto paterno”, sottovalutando così la capacità degli uomini di esserci e di prendersi cura dei propri figli con la stessa intensità e lo stesso amore con cui potrebbe farlo una madre.
Malgrado i pregiudizi, anche la biologia sembra ormai sostenere la capacità degli uomini di prendersi pienamente cura dei bambini. Ilanit Gordon, Orna Zagoory-Sharon, James F. Leckman e Ruth Feldman (2010) hanno recentemente pubblicato su Hormones and Behavior un articolo su questo tema.
Dalla loro ricerca è emerso che, alla nascita dei figli, il cervello dei neo-papà contiene un quantitativo maggiore di due ormoni: l’ossitocina e la prolattina. L'importanza di questi due ormoni nel rafforzamento del rapporto madre-figlio e nei comportamenti delle donne nei confronti della prole è oggetto di studi ormai da diversi anni. L’ossitocina, infatti, è associata all’instaurarsi dei legami affettivi ed è nota per favorire la contrazione dell'utero durante il parto e per “aiutare” le mamme a reagire alle esigenze della prole, mentre la prolattina è fondamentale per indurre la lattazione. Fino a oggi, per di più, si riteneva che l'ossitocina, nel contesto della relazione genitore-figlio, entrasse in gioco soltanto in rapporto alla gravidanza e all'allattamento (Repubblica).
Il gruppo di ricerca americano e israeliano, invece, registrando i livelli ormonali di 43 padri due e sei mesi dopo la nascita del figlio e videoregistrando le interazioni tra i due per valutare la loro capacità di rassicurare i piccoli, di giocare con loro e di capire le loro esigenze, ha osservato che i padri più bravi erano quelli con i livelli ormonali più alti.
Paul Roberts e Bill Moseley, sulle pagine di Psychology Today, hanno presentato una nuova prospettiva sul ruolo del padre nel sistema familiare. Gli autori fanno notare che i padri possono occuparsi dei loro figli anche offrendo loro qualcosa di diverso da ciò che forniscono già le madri. I papà, ad esempio, giocano con i figli di più e in modo diverso rispetto alle mamme. Le interazioni padre-figlio tendono ad essere più fisiche e meno intime, con una maggiore carica di umorismo ed eccitazione. Lo stile più ludico del padre risulta fondamentale per l'insegnamento della capacità di controllo emotivo.
Tra somiglianze e differenze, quindi, il ruolo dei genitori diventa sempre più complesso, ricco e articolato, rimanendo sempre la più bella avventura.
Pubblicato il 17/03/2011 alle ore 09:00
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