Di Alessia D'Acunti, psicologa.
Quest'anno la Festa della Mamma cadrà domenica 9 maggio. Per l'occasione dedichiamo questo spazio ad una delle esperienze che attraversano la vita della maggior parte delle donne: il parto.
Il parto è un momento noto per essere contemporaneamente bello, doloroso e complesso. Benché rappresenti un momento importantissimo nella vita di molte donne, ancora poca è l'attenzione che si pone al loro vissuto e alle loro esigenze. Recentemente Arwa Oweis (2009), docente della Jordan University of Science and Technology, ha dato voce alle esperienze ed alle problematiche delle partorienti in una ricerca che ha coinvolto 177 donne giordane.
Lo studio ha documentato attraverso un questionario la percezione, da parte delle donne, di differenti aspetti della loro esperienza di parto, includendo numerose variabili, tra cui:
La maggior parte delle partecipanti ha segnalato insoddisfazione per l'esperienza generale del parto, che è risultata più dolorosa di quanto ci si aspettasse. Molte donne si sono dette spaventate, poco informate sulle procedure a cui venivano sottoposte ed hanno percepito di avere poco controllo su quello che stava accadendo. Le affermazioni del questionario che hanno ricevuto i punteggi medi più bassi sono stati principalmente quelli riguardanti la qualità delle cure ricevute durante il parto.
I risultati ottenuti da Arwa Oweis non sono generalizzabili alla situazione italiana. Una prima osservazione è che in Italia esistono corsi di preparazione al parto che si configurano quale momento di incontro tra le future mamme (e, a volte, anche i futuri papà) e gli operatori sanitari qualificati (psicologo, ginecologo, pediatra, ostetrica, assistente sociale, assistente sanitaria) e si propongono proprio di preparare le gestanti ad affrontare il parto il più serenamente e consapevolmente possibile.
In ogni caso l'articolo mette in evidenza la necessità di curare con attenzione il momento del parto. Le paure delle future mamme vanno chiarite e trattate in modo realistico, le informazioni vanno date in modo completo e attento, così da favorire la possibilità di compiere delle scelte consapevoli.
L'impressione che si trae leggendo l'articolo è che le partorienti vengano inserite in un sistema funzionale dal punto di vista tecnico, ma disattento ai bisogni psicosociali delle future mamme: sembra siano loro ad adattarsi alle necessità delle strutture, piuttosto che essere accolte nelle loro esigenze.
La consapevolezza di questi aspetti può essere molto utile al fine di aiutare le strutture ad essere maggiormente orientate alle persone, ai loro bisogni e alle loro domande, ricordando l'enorme beneficio sociale che si ottiene dal prendersi cura di chi si prende cura.
Leggendo l'articolo di Arwa Oweis, che ritrae la situazione delle partorienti giordane, viene da chiedersi come sia vissuta la situazione in Italia. L'esperienza che le donne fanno nelle strutture italiane è paragonabile a quella giordana? Le partorienti nel nostro Paese si sentono spaventate, poco informate sulle procedure e poco coinvolte nelle scelte che si prendono in sala parto oppure sono soddisfatte dell'assistenza e delle cure che ricevono?
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Pubblicato il 06/05/2010 alle ore 07:00
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