Mel Schwartz, clinical social worker del Connecticut, ha recentemente pubblicato un interessante articolo sulla “patologizzazione” della cultura occidentale. Partendo dal caso di una sua paziente, colpita da attacchi di panico e trattata da un medico con 4 diversi psicofarmaci, Schwartz sottolinea l’attuale tendenza nel campo della salute mentale alla patologizzazione dell’esperire delle persone.
Depressione, ansia ed altre manifestazioni di stress emotivi e mentali sono diventati sintomi molto comuni. Ciò che un tempo chiamavamo malattia mentale è, nei fatti, un’esperienza frequente. Il naturale percorso di vita degli individui, fatto di “alti e bassi”, viene spesso trasformato in fenomeno patologico e curato.
A volte l’ottica patologizzante si esplica attraverso i farmaci, ma non è necessario prescrivere delle medicine per cadere nella trappola. Anche la psicoterapia e l’intervento psicologico possono trasformarsi in una serie di pure prescrizioni se ci si pone nell’ottica della malattia da curare.
Semplificando, si può prendere un alberello, infilarlo in un vaso piccolo e basso e modellarlo il più possibile come lo vorremmo, trasformandolo in un perfetto bonsai. Un bel bonsai è sicuramente una pianta in salute, ma è un albero ristretto e costretto, innaturale. Altrimenti ci si può prender cura di un alberello, fornirgli gli elementi di cui ha bisogno, difenderlo dall’attacco dei parassiti, per quanto possibile, e lasciarlo crescere secondo la sua natura. Il risultato dipenderà dalla combinazione tra i suoi fattori innati, l’ambiente in cui è stato piantato e le cure che abbiamo saputo fornire per sostenerlo nella sua crescita.
I farmaci possono essere una risorsa preziosissima per gli individui, possono evitare che l’albero sia sopraffatto dai parassiti. Quello che si mette in dubbio, infatti, non è la loro evidente utilità, ma il loro uso decontestualizzato. Come un albero ha bisogno primariamente di acqua, terra e luce, così una persona ha bisogno di sostegno, di esperienze, di una rete sociale e di molte altre cose. Nessun intervento può dirsi completo se ignora l’albero e il suo spazio e si concentra sull’eliminazione dei parassiti. Non sempre, poi, ci sono parassiti da eliminare.
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Pubblicato il 19/10/2009 alle ore 07:00
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