In Europa la differenza media tra la retribuzione oraria di uomini e donne, nota come divario salariale, è del 17%. In Italia, nel 2010, il divario di retribuzione ammontava al 5,5 %. Sono questi i dati riportati sul sito della Commissione Europea, nella sezione “Divario di retribuzione tra donne e uomini”. Non sorprende, quindi, che da un'indagine svolta da Almalaurea nel 2010, il guadagno mensile medio dei giovani laureati in psicologia a tre anni dall'acquisizione del titolo era di 1112 euro per gli uomini e di 863 euro per le donne (Riferimento: Lavoro e psicologia). Non sorprende, ma lascia l’amaro in bocca.
ll divario salariale tra uomini e donne riflette le discriminazioni e le disuguaglianze che esistono tra i due sessi nel mondo del lavoro. In genere i livelli di istruzione delle donne sono altrettanto validi o anche migliori rispetto a quelli degli uomini, ma spesso le loro capacità non trovano lo stesso riconoscimento nel mondo del lavoro e la loro progressione di carriera è più lenta. Dal rapporto della Commissione Europea emergre che le donne hanno interruzioni di carriera più frequenti e spesso non lavorano a tempo pieno, perché ancora oggi le responsabilità familiari non sono equamente condivise. Una delle conseguenze è che al momento del pensionamento, a guadagni inferiori corrispondono pensioni più basse, cosi che in vecchiaia le donne corrono maggiori rischi di trovarsi in situazione di povertà.
Esistono diversi fattori, complessi e correlati fra loro, che causano il divario di retribuzione tra donne e uomini. La Commissione Europea ne considera 5.
Tutte i fattori sopra citati, legati e interconnessi tra loro, producono le storie che tutti conosciamo e che spesso siamo abituati a considerare “naturali”. A usufruire del congedo parentale, ad esempio, sono molto più spesso le donne rispetto agli uomini. Stessa cosa è per il lavoro a tempo parziale che, sebbene possa essere una scelta personale, è più frequentemente scelto dalle donne per riuscire a conciliare le responsabilità lavorative con quelle familiari (Fonte: Commissione Europea). Queste cause socio-culturali, unite alla oggettiva mancanza di strutture assistenziali per bambini e anziani, fa sì che molte donne si vedano spesso costrette ad abbandonare il mercato del lavoro. Sempre secondo quanto riportato sul sito della Commissione Europea, infatti, il tasso di occupazione delle donne con figli a carico è del 62,4% contro al 91,4% degli uomini nella stessa situazione.
Nel campo delle relazioni d’aiuto, dove la presenza femminile è preponderante, una tale situazione non può passare inosservata. Più del 40% delle donne occupa un posto di lavoro in settori quali la sanità, l’istruzione e la pubblica amministrazione: una percentuale doppia rispetto alla quota di uomini attiva negli stessi ambiti. Prendendo in esame il solo settore della sanità e dell’assistenza sociale, si rileva che l’80% degli impiegati in questo comparto è costituito da donne (Fonte: Commissione Europea).
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Pubblicato il 08/03/2012 alle ore 09:00
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