McVea K. L. S. P., Miller D. L., Creswell J. W., McEntarrfer R. e Coleman M. J. (2009). How Adolescents Experience Smoking Cessation, Qualitative Health Research, 19(5), 580-592.
Recensione a cura di Alessia D'Acunti e Florinda Barbuto.
Molti adolescenti si pentono presto d'aver iniziato a fumare, eppure molti dei loro tentativi di smettere non vanno a buon fine. La letteratura suggerisce che l'esperienza legata al fumo e alla decisione di smettere differisce nei giovani rispetto agli adulti. Ad esempio, spesso gli adolescenti non sono consapevoli della loro dipendenza dalla nicotina finché non provano ad interromperne il consumo.
Alcuni studi evidenziano che gli adolescenti non sanno cosa fare per controllare la loro dipendenza e smettere di fumare. Possono far riferimento a fattori esterni, come gli incentivi genitoriali o i momenti di malattia (Baillie et al. 2005; Balch, 1998; Moffat e Johnson, 2001; Scheffels e Schou, 2007), ma sembrano disinteressati alle fonti di supporto formali (Baillie et al., 2005; Balch, 1998; Vuckovic, Polen, & Hollis, 2003). Al contrario dei fumatori adulti che tentano di smettere, però, gli adolescenti sembrano ricevere poco aiuto dagli amici e dai genitori (Balch, 1998; Falkin et al., 2007; Seguire e Chalmers, 2000; Vuckovic et al., 2003).
Per questo motivo, McVea, Miller e colleghi hanno deciso di indagare e descrivere il processo legato all'abbandono della dipendenza da tabacco negli adolescenti. L'obiettivo dello studio è di mettere insieme dati qualitativi che possano fornire una descrizione del processo. In questo modo sarà possibile costruire una migliore comprensione del fenomeno e identificare gli elementi di successo che potranno essere usati nella progettazione di interventi specifici per gli adolescenti.
McVea, Miller e colleghi hanno intervistato 15 adolescenti, tra i 15 e i 18 anni, per un periodo di 3 mesi. Tutti i ragazzi (maschi e femmine) stavano cercando di smettere di fumare, senza ricorrere a strategie di sostegno sistematiche (come il counselling, i gruppi d'auto-aiuto, le consulenze mediche, i farmaci, ecc...), ma informandone i loro genitori.
Benché tutti i ragazzi intervistati avevano l'intenzione di smettere di fumare entro i primi 30 giorni, solo 6 di loro riuscirono nel tentativo. Quattro partecipanti hanno smesso di fumare, 2 hanno ripreso dopo un breve periodo, 5 hanno diminuito il numero di sigarette giornaliere e 4 non hanno modificato il loro comportamento durante il corso dello studio.
I motivi che spingono un adolescente a smettere di fumare sono diversi da quelli generalmente riportati dagli adulti.
Tutti i ragazzi dello studio hanno citato dei fattori estetici (ad esempio fumare rende meno attraenti a causa del cattivo odore), economici e di "difficoltà organizzativa" (ad esempio organizzare una pausa-sigaretta quando non è possibile).
Molti partecipanti hanno fatto riferimento agli effetti negativi sulla salute: la metà di loro si è concentrata sulle patologie che si sviluppano nel lungo termine (come il cancro o l'enfisema), undici hanno anche riconosciuto degli effetti immediati, come tosse e affanno.
Come era prevedibile, i ragazzi più motivati sono quelli che hanno raggiunto risultati migliori, al termine dello studio. Gli autori hanno suddiviso i fattori motivazionali dei ragazzi che hanno avuto successo in:
L'esperienza fisica legata al tentativo di smettere di fumare è stata definita "difficile" da tutti gli intervistati. Molti di loro hanno distinto tra:
I contesti relazionali in cui si sono trovati i giovani fumatori hanno facilitato o complicato i loro piani per smettere di fumare. Le relazioni più significative in questo senso sono state quelle con gli amici e con i genitori, che hanno influenzato la scelta di smettere di fumare in due aree: motivazione e supporto.
Per quanto riguarda l'influenza esercitata dai genitori, i partecipanti hanno descritto situazioni molto varie. McVea, Miller e colleghi hanno individuato tre dimensioni che descrivono l'influenza dei genitori: "restrizione", "pressione" e "supporto per smettere".
La restrizione si riferisce al grado in cui i genitori cercano di restringere l'accesso dei ragazzi alle sigarette. Alcuni genitori compravano le sigarette per i loro figli, per evitare che incorressero in problemi con la legge. Altri, al contrario, ponevano dei limiti precisi ai ragazzi, come il divieto di fumare in casa o in loro presenza. Nell'ultimo caso i ragazzi trovavano giuste le restrizioni quando erano coerenti con il comportamento dei propri genitori (quando, ad esempio, a nessuno era permesso fumare in casa), ma venivano percepite come ipocrite quando erano rivolte ai soli adolescenti. In ogni caso le restrizioni genitoriali non erano percepite dai ragazzi come un ostacolo insormontabile che li potesse aiutare a smettere di fumare.
Con il termine pressione, gli autori si riferiscono all'abilità dei genitori a motivare i propri figli a smettere di fumare. Anche in questo caso si tratta di un continuum che va da una pressione continua, giornaliera ed efficace ad una inconsistente. Alcuni genitori insistevano sugli effetti negativi sulla salute, altri hanno fornito materiale informativo. In alcuni casi questi interventi hanno creato delle tensioni nel rapporto coi figli, ma diversi ragazzi hanno riferito che non li trovavano veramente utili. Altri partecipanti, invece, hanno trovato inconsistente la pressione fatta dai loro genitori. In particolare, i figli dei fumatori ritenevano che i loro genitori non si permettevano di intervenire perché una pressione da parte loro sarebbe stata ipocrita.
La terza dimensione rilevata dagli autori è il supporto fornito per smettere di fumare. Per supporto intendono l'insieme dei comportamenti dei genitori che facilitano il tentativo di smettere, che vanno dall'aiutare attivamente i propri figli al minare il loro sforzo. Nessun genitore ha minato in modo diretto il tentativo di smettere del proprio figlio, ma i ragazzi hanno indicato dei comportamenti indiretti, come il fumare davanti a loro o il rifiuto di comprare dei sostituti della nicotina. Inoltre, la maggior parte dei genitori che facevano pressione affinché i figli smettessero di fumare, non sono stati in grado di fornire un sostegno adeguato. Anche quando i figli avevano deciso di smettere, si ritrovavano ad essere criticati per le loro abitudini legate al fumo, piuttosto che ad essere incoraggiati ed aiutati nello sviluppare un piano. Solo due partecipanti si sono sentiti aiutati e ed entrambi sono riusciti a smettere.
Un'ultima caratteristica individuata da McVea, Miller e colleghi, trasversale alle altre dimensioni, è la "vicinanza" nella relazione genitore-figlio, cioè la capacità di creare un rapporto caldo e relativamente libero dal conflitto. Avere una stretta relazione con i propri genitori facilitava il tentativo di smettere di fumare a diversi livelli, perché permetteva ai ragazzi di avvertire meno stress e meno bisogno di ribellione e di assumere comportamenti più maturi e responsabili.
Gli amici dei partecipanti allo studio hanno avuto un profondo impatto sulla capacità dei ragazzi di smettere di fumare. In linea generale hanno svolto un ruolo negativo. McVea, Miller e colleghi hanno identificato quattro dimensioni della relazione tra pari in grado di influenzare i tentativi di smettere: l'influenza dei non fumatori, il conformismo del gruppo, la tentazione ed il supporto.
L'influenza dei non fumatori si riferisce alla presenza di non fumatori all'interno del gruppo dei pari. I ragazzi che sono riusciti a smettere avevano anche amici non fumatori, mentre gli altri, tra i loro amici più stretti, avevano solo fumatori. In ogni caso, sembra che sia gli amici fumatori che non fumatori abbiano fornito uno scarsissimo supporto a chi cercava di smettere.
Con il conformismo del gruppo gli autori si riferiscono alla capacità del gruppo di pari di tollerare le differenze riguardo ai comportamenti legati al fumo. Alcuni gruppi non tollerano la presenza di non fumatori e minano i tentativi di chi cerca di smettere. Altri gruppi di non fumatori, invece, non tollerano la presenza di fumatori e rappresentano, di per sé, un incentivo a smettere.
Gli amici fumatori, inoltre, sono una continua tentazione per chi tenta di smettere: spesso scoraggiano ogni tentativo ridicolizzandolo o offrendo delle sigarette.
I ragazzi che sono riusciti a smettere di fumare avevano un punto in comune, tutti hanno utilizzato diverse strategie per cercare di smettere:
Lo studio di McVea, Miller e colleghi mette in luce alcuni punti importanti che possono essere utilizzati per aiutare i ragazzi a smettere di fumare. Gli autori sottolineano l'importanza di fornire degli interventi di supporto specifici e strutturati appositamente per gli adolescenti. Questo tipo di intervento, infatti, è piuttosto scarso. I ragazzi devono essere aiutati ad elaborare nuove strategie, anche di tipo concreto, e a costruire nuove abitudini. Soprattutto va loro mostrato che smettere di fumare consiste in una profonda modificazione del proprio stile di vita.
La motivazione personale sembra essere il fattore chiave per smettere di fumare, soprattutto se basata su fattori emotivi. Questo tipo di motivazione va sviluppato utilizzando anche il contesto in cui è inserito l'adolescente. Il contesto sociale, infatti, può rappresentare un freno o un incentivo. Il gruppo dei pari, se composto da fumatori, sembra giocare per lo più un ruolo negativo. I genitori possono essere efficaci se costanti e restrittivi, ma solo se hanno una buona relazione con i loro figli e se inviano messaggi coerenti con il loro comportamento.
Baillie, L., Lovato, C. Y., Johnson, J. L., & Kalaw, C. (2005). Smoking decisions from a teen perspective: A narrative study. American Journal of Health Behavior, 29(2), 99-106.
Balch, G. I. (1998). Exploring perceptions of smoking cessation among high school smokers: Input and feedback from focus groups. Preventive Medicine, 27(5 Pt 3), A55-A63.
Falkin, G. P., Fryer, C. S., & Mahadeo, M. (2007). Smoking cessation and stress among teenagers. Qualitative Health Research, 17, 812-823.
Moffat, B. M., & Johnson, J. L. (2001). Through the haze of cigarettes: Teenage girls’ stories about cigarette addiction. Qualitative Health Research, 11, 668-681.
Scheffels, J., & Schou, K. C. (2007). To be one who continues to smoke: Construction of legitimacy and meaning in young adults’ accounts of smoking. Addiction Research & Theory, 15(2), 161-176.
Seguire, M., & Chalmers, K. (2000). Addressing the “costs of quitting” smoking: A health promotion issue for adolescent girls in Canada. Health Promotion International, 15(3), 227-235.
Vuckovic, N., Polen, M. R., & Hollis, J. F. (2003). The problem is getting us to stop. What teens say about smoking cessation. Preventive Medicine, 37(3), 209-218.
Pubblicato il 08/11/2009 alle ore 16:17
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