Larsson B. P., Kaldo V. e Broberg A. G. (2009). Similarities and differences between practitioners of Psychotherapy in Sweden: a comparison of attitudes between psychodynamic, cognitive, cognitive-behavioral, and integrative therapists. Journal of Psychotherapy Integration, 19(1), 34-66.
Recensione a cura di Alessia D'Acunti e Florinda Barbuto.
Larsson, Kaldo e Broberg propongono uno studio focalizzato sulle somiglianze e sulle differenze tra gli psicoterapeuti svedesi di quattro diversi orientamenti: psicodinamico, cognitivo, cognitivo-comportamentale ed integrato.
L'obiettivo è quello di analizzare gli atteggiamenti e le convinzioni dei clinici riguardo ad alcuni elementi di base della professione, tra cui:
Le ricerche sulle differenze e le similitudini tra gli approcci terapeutici sono state strutturate, per lo più, come studi comparativi sui risultati e sugli effetti delle psicoterapie. Finora non sono state trovate rilevanti differenze riguardo l'efficacia, evidenziando come i vari approcci giungono a risultati paragonabili ed ugualmente validi (Lambert e Ogles, 2004). Alcuni orientamenti, comunque, si sono dimostrati più efficaci con determinati disagi, rispetto ad altri.
Un altro filone di ricerca è centrato sul legame tra processo terapeutico e risultato, evidenziando dei fattori comuni che sono in grado di influenzare la riuscita della psicoterapia in qualsiasi orientamento teorico. Esempi tipici sono l'empatia e l'alleanza di lavoro (Norcross, 2002).
I risultati di queste ricerche, uniti all'emergenza di tendenze integrative, hanno messo in crisi le convinzioni circa le profonde distinzioni tra le scuole in psicoterapia. Spesso, nella pratica clinica, i terapeuti si trovano a collaborare con colleghi di altri orientamenti, potendo così sviluppare delle opinioni sugli altri approcci basate sulla conoscenza empirica, piuttosto che sul pregiudizio. Molti, inoltre, tendono ad integrare tecniche "non ortodosse", pur continuando a riconoscersi nel loro approccio primario.
Per queste ragioni Larsson, Kaldo e Broberg hanno trovato interessante indagare gli atteggiamenti e le convinzione dei clinici svedesi, piuttosto che confrontare i risultati o le tecniche terapeutiche, al fine di evidenziare similitudini e differenze tra gli approcci.
La formazione specifica in psicoterapia, in Svezia, è di durata triennale, ma è accessibile solo dopo una formazione di base come psicologo, medico o lavoratore sociale unita ad una formazione comune di base in psicoterapia. A percorso concluso, viene rilasciata una licenza in uno tra sette orientamenti psicoterapeutici diversi: terapia familiare, psicoterapia di gruppo, psicoterapia del bambino e dell'adolescente, psicoterapia individuale psicodinamica, psicoterapia comportamentale, psicoterapia cognitiva o psicoterapia cognitivo-comportamentale. Per tutti è prevista un'esperienza di psicoterapia personale (125 ore se individuale, 280 se di gruppo).
Larsson, Kaldo e Broberg hanno somministrato un questionario a 416 terapeuti svedesi ad orientamento:
Il questionario, indagava gli atteggiamenti e le convinzioni dei clinici riguardo ad alcuni elementi di base della professione, tra cui:
Quasi tutti i clinici, indipendentemente dall'orientamento, hanno indicato che gli elementi su cui si focalizzano in terapia sono:
I terapeuti psicodinamici, però, erano più inclini ad orientarsi verso la seconda risposta, mentre i cognitivo-comportamentali verso la prima.
Tutti gli psicoterapeuti considerano la psicoterapia sia un'arte che una scienza applicata. I cognitivo-comportamentali, però, erano più inclini a considerarla una scienza.
Per quanto riguarda gli elementi che caratterizzano un buon terapeuta, le similitudini si sono concentrate su tre aspetti:
Le differenze, invece, si sono evidenziate soprattutto tra i clinici cognitivo-comportamentali e quelli degli altri orientamenti. Rispetto agli altri, hanno attribuito maggior importanza all'appartenenza teorica e meno alla terapia personale, alle qualità del terapeuta e alla capacità di fidarsi delle proprie intuizioni. Inoltre hanno considerato la capacità di riflettere sui propri processi psicologici come meno importante rispetto ai clinici ad orientamento dinamico ed integrato.
Le similitudini, in questo caso, si sono concentrate su cinque elementi:
Le differenze si sono distribuite tra i vari orientamenti. Ad esempio, i terapeuti psicodinamici hanno attribuito maggior importanza alla ri-attualizzazione delle emozioni passate, indirizzate verso il terapeuta, e meno agli homework. I cognitivi-comportamentali hanno considerato il transfert meno importante di quanto abbiano fatto tutti gli altri e la riduzione del sintomo come più importante rispetto agli psicodinamici. I terapeuti integrati e gli psicodinamici hanno dato più importanza alla possibilità per il paziente di parlare della propria infanzia, rispetto ai cognitivo-comportamentali e (solo per gli psicodinamici) ai cognitivi. Quest'ultimi, cognitivo-comportamentali e cognitivi, hanno invece dato maggior importanza agli homework, all'obiettivo terapeutico, all'attivazione dei pazienti depressi e all'esposizione dei pazienti fobici.
I vari orientamenti sembrano avere punti di vista in comune riguardo l'importanza della relazione terapeutica ed alcuni aspetti del risultato e degli elementi che fondano una buona terapia. Le differenze sembrano essere maggiori tra gli orientamenti psicodinamici e quelli cognitivi e cognitivo-comportamentali, in particolare per quanto riguarda le tecniche e i risultati attesi (riduzione del sintomo). In ogni caso Larsson, Kaldo e Broberg sostengono che gli orientamenti psicoterapeutici continueranno ad avvicinarsi.
Delle forme "ibride" di terapia, infatti, sono ormai abbastanza comuni e mettono in luce lo sviluppo di una tendenza integrativa che valorizza l'importanza della ricerca sugli effetti e sui processi della psicoterapia e la possibilità di modificare ed integrare gli approcci e le tecniche per rispondere alle necessità di diversi clienti.
Lambert, M. J., & Ogles, B. M. (2004). The efficacy and effectiveness of psychotherapy. In M. J. Lambert (Ed.), Bergin and Garfield's handbook of psychotherapy and behavior change (5th ed., pp. 139–193).
Norcross, J. C. (Ed.). (2002). Psychotherapy relationships that work. Oxford, England: Oxford University Press.
Pubblicato il 06/07/2009 alle ore 09:49
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