a cura di Francesco Minelli
In questo articolo vorrei approfondire qual è il ruolo delle strategie di regolazione affettiva e degli stili di attaccamento nella genesi e nello sviluppo dei disturbi del comportamento alimentare, in particolare durante il periodo adolescenziale.
Comincio col dire che la teoria dell’attaccamento di Bowlby studia l’organizzazione e lo sviluppo dei legami affettivi: secondo questa teoria, hanno un’importanza basilare le interazioni ripetute tra il bambino e la figura che si prende cura di lui (caregiver es. la madre).
Il bambino organizza e struttura gradualmente le esperienze relazionali con queste figure di riferimento in “modelli operativi interni”. Essi sono schemi complessi, comprendenti componenti emotive e cognitive, i quali organizzano la rappresentazione di sé, dell’altro e del conseguente comportamento. Tra i vari scambi madre-bambino, l’alimentazione rappresenta un momento essenziale.
La ricerca clinica ed evolutiva degli ultimi anni dà una lettura in chiave interattiva dei disturbi alimentari, evidenziando chiaramente l’importanza del ruolo svolto dai legami di attaccamento.
In questo senso, Anna Freud (1946) fu la prima ad identificare una categoria di disturbi nevrotici dell’alimentazione durante l’infanzia, connessi ad emozioni conflittuali nei confronti della madre e simbolizzati attraverso il cibo.
Negli ultimi decenni si è affermato un modello che ridimensiona il ruolo delle pulsioni, spostando l’attenzione sulla relazione madre-bambino e sui bisogni di protezione e sicurezza di quest’ultimo.
All’interno di questa prospettiva Sandler elabora la teoria della regolazione del Sé durante l’infanzia ipotizzando che attraverso i ritmi biologici, tra cui quello di fame-sazietà, vengano regolati gli stati interni del bambino.In linea con questo orientamento, Stern introduce il concetto di “sintonizzazione affettiva” della madre con gli stati d’animo del bambino, la quale è alla base della percezione di sé come essere agente, dotato di intenzionalità e individualità.
Secondo Stern l’alimentazione è un’attività vitale per la costruzione del sé emergente, in quanto permette ripetuti contatti faccia a faccia e stimolazioni sociali.
Le osservazioni condotte su bambini con disturbi della regolazione alimentare nei primi mesi di vita evidenziano comportamenti di imprevedibilità e di incoerenza del caregiver durante l’allattamento.
È emerso che i bambini con disturbo alimentare mostravano segnali comunicativi limitati e le loro madri erano meno recettive e meno cooperative, manifestando comportamenti arbitrari, direttivi e controllanti, sia durante l’alimentazione che nelle situazioni di gioco. Altre ricerche hanno utilizzato la procedura della Strange Situation(Ainsworth) per valutare la qualità dell’attaccamento madre-bambino nei bambini con un disturbo alimentare: nelle interazioni sono emerse alte percentuali di attaccamento insicuro o disorganizzato e elevati livelli di rabbia, ambivalenza, imprevedibilità, paura e inibizione emotiva.
Nelle persone con attaccamento insicuro spesso agisce uno schema interpersonale collegato ad una rappresentazione dell'altro come inaffidabile e minaccioso quando si tratti di rivelargli la propria intimità. Questo genera nel soggetto un'aspettativa, la quale lo porta a pensare che l'interlocutore non comprenderà, accetterà o apprezzerà l'espressione del suo mondo interiore o che userà la conoscenza dei suoi sentimenti contro di lui.
Di fronte alle tante delusioni, provate prima nel rapporto con il caregiver e poi nei primi legami affettivi extra-familiari, il soggetto idealizza i suoi rapporti affettivi futuri considerati perfetti e gratificanti. La relazione fra sé e l'altro significativo viene così rappresentata in forma dicotomizzata: da un lato, come ideale fusione di intenti e sentimenti, dall'altro come atteso disinganno e conseguente totale impossibilità di rapporto.
Esperienze precoci, responsabili del mancato sviluppo di una base sicura, interagendo con altri fattori, potrebbero favorire l’insorgenza successiva di disturbi alimentari, agendo a vari livelli.
Ad esempio interferendo sulla capacità di gestire le emozioni spiacevoli, oppure ostacolando la costruzione di un’identità corporea positiva o non permettendo lo sviluppo di un senso d’identità integrato. La mancata condivisione degli affetti, su cui il bambino costruisce la propria autoefficacia e consapevolezza, può determinare confusione ogni qual volta tenti di distinguere i suoi bisogni fisiologici, l’avere fame o l’essere sazio, dalle esperienze emotive e interpersonali.
Una caratteristica fondamentale delle persone affette da disturbi alimentari è l’alessitimia: hanno difficoltà nel riconoscimento e nell’espressione delle proprie emozioni, nel riconoscere i propri stati interni (fame, sazietà, senso di vuoto), nell'esplorare il proprio mondo interiore. Questa carenza tende ad incrementare la dipendenza dall’ambiente esterno per aver conferme e sicurezze.
La dipendenza è un tratto fondamentale nelle persone affette da disturbi alimentari: la malattia, se da una parte può configurarsi come una rivendicazione della propria autonomia dalla famiglia, dall’altra tende a ricostruire rapporti simbiotici con le stesse figure di riferimento.
Nello spiegare il legame tra attaccamento e disturbi alimentari riveste un ruolo importante il concetto di identità corporea. L’immagine corporea personale è una rappresentazione di sé solo parzialmente legata all’aspetto fisico oggettivo. Essa è frutto dello sviluppo delle esperienze relazionali con le figure significative ed il risultato dell’interazione di 3 dimensioni:
L’identità corporea si forma all’interno delle prime relazioni con le figure d’attaccamento. Le esperienze negative nella relazione con l’altro significativo possono portare a distorsioni del proprio modo di percepirsi e di percepire la realtà.
Le emozioni spiacevoli suscitate da una rappresentazione mentale alterata del proprio aspetto fisico possono condurre a mettere in atto comportamenti e abitudini alimentari non corrette sia nel senso restrittivo, sia nel senso della perdita di controllo.
E’ quindi plausibile ipotizzare che esista un legame tra stili insicuri di attaccamento durante l’infanzia e eventuali alterazioni dell’immagine corporea, che successivamente, interagendo con altri fattori, possono favorire la comparsa di un disturbo alimentare.
In particolare, l’attaccamento ansioso può svilupparsi quando le figure di attaccamento sono incoerenti o imprevedibili. Per tentare di mantenere un rapporto con queste figure, i bambini “iperattivano” i loro sistemi di attaccamento. Ciò comporta vie eccitatorie che intensificano le reazioni emotive negative, mantenendole attive nella memoria di lavoro e risultando in una sovra-regolazione dell’emozione (Shaver & Mikulincer, 2002).
L'attaccamento ansioso pare giocare un ruolo nell'insorgenza dell'alessitimia spesso presente nei disturbi alimentari. L'incapacità di percepire emozioni potrebbe essere la conseguenza dell'incapacità di gestire l'ansia di un legame insicuro con la figura d'attaccamento: condizione importante nell'origine e nel mantenimento delle abbuffate.
L’attaccamento evitante può, invece, svilupparsi quando gli individui percepiscono le loro figure di attaccamento come respingenti o non disponibili. In risposta, questi bambini “disattivano” i loro sistemi di attaccamento e svalutano i loro bisogni relazionali in modo difensivo. Così, le esperienze affettive sono tagliate fuori dalla memoria di lavoro e questo è accompagnato da una sotto-regolazione emotiva (Shaver & Mikulincer, 2002). I ricercatori collegano queste dimensioni dell’attaccamento allo stress psicologico, includendo la depressione (Wei,Vogel, Ku, & Zakalik, 2005) e i disordini alimentari (O’Kearney, 1996).
Abbiamo visto quindi che tipo di relazione c'è tra i vari stili di attaccamento e lo sviluppo della personalità e la gestione delle emozioni e come tutto ciò può essere collegato ai disturbi alimentari.
Chiaramente poter riconoscere gli stili d'attaccamento in età precoce può permettere di intervenire prima che la situazione diventi più grave e cronicizzarsi. Ecco perchè è fondamentale rivolgersi a figure preparate già in età adolescenziale e preadolescenziale.
O' Kearney, R. (1996). Attachment disruption in anorexia nervosa and bulimia nervosa: a review of theory and empirical research, International Journal of Eating Disorders, 20(2):115-27.
Shaver, P. R., Mikulincer, M., & Pereg, D. (2003). Attachment theory and affect regulation: The dynamics, development, and cognitive consequences of attachment-related strategies. Motivation and Emotion, 27(2), 77-102.
Wei, M., Vogel, D. L., Ku, t., Zakalik, R. A., (2005). Adult Attachment, Affect Regulation, Negative Mood, and Interpersonal Problems: The Mediating Roles of Emotional Reactivity and Emotional Cutoff, Journal of Counseling Psychology, Vol. 52, 1, 14 –24.
Francesco Minelli - Psicologo Psicoterapeuta a Roma. Ha conseguito la Laurea specialistica in Psicologia presso l’Università “La Sapienza” di Roma e la Specializzazione in Psicoterapia Psicodinamica presso l’istituto ISTEBA di Roma. Ha conseguito un Master in Gestione e Sviluppo delle Risorse Umane. Ha svolto tirocini formativi svolti presso l’Ospedale San Carlo di Roma, il DSM Dipartimento di Salute Mentale in età evolutiva TSMREE ASL Roma C e presso il DSM della ASL Roma H di Pomezia. Ha collaborato al Progetto di intervento in Psicologia dell’Emergenza (terremoto dell’Emilia Romagna). Collabora come Psicologo-Psicoterapeuta presso l’Associazione “Fortuna” di Roma. Effettua collaborazioni con nutrizionisti attraverso Percorsi di Psiconutrizione. Libero professionista Psicologo Psicoterapeuta presso il suo studio privato di Roma. francescominellipsicologo.it
Pubblicato il 13/07/2018 alle ore 14:35
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